La saga di cui l’Australia si vergogna

The Independent – 3 Febbraio, 2001

di Kathy Marks, da Onkaparinga, South Australia. Trad. Susanagh

Il grave problema delle Stolen Generations – ‘generazioni rubate’, bambini aborigeni tolti con la violenza alle loro famiglie dalle autorità bianche – riceverà rilievo internazionale grazie ad un film basato sulla straordinaria storia vera di tre ragazzine che fuggirono e camminarono per 1200 miglia attraverso l’entroterra australiano per tornare a casa.

Rabbit Proof Fence, che vede Kenneth Branagh interpretare il principale architetto del discredito della politica assimilazionista, provocherà una raffica di esami di coscienza in Australia dove uscirà alla fine di quest’anno. Imbarazzerà anche il primo ministro, John Howard, che ha ripetutamente rifiutato di scusarsi per questo vergognoso episodio accaduto nel recente passato del Paese. La politica, che mirava a "educare" gli Aborigeni assorbendo nella società bianca i bambini di razza mista, fu portata avanti dai primi del secolo scorso sino al 1972. Sostenuta da leggi in ogni stato, fu applicata con maggior fervore nell’Australia Occidentale, dove un amministratore di origine britannica, Auber Octavius Neville, fondò "insediamneti di nativi" in cui i bambini venivano incarcerati in condizioni crudeli e addestrati come lavoranti nelle fattorie o come servitori. Tre ragazzine, Molly Kelly, 14 anni, e le sue due cuginette Gracie Fields, 11 anni, and Daisy Kadibil, 8 anni – furono rapite da Jigalong, una lontana cittadina in mezzo al deserto di Gibson, e deportate all’insediamento per indigeni di Moore River, a nord di Perth, nel 1931. Jigalong era un deposito di manutenzione del "rabbit-proof fence" (recinto anti-conigli), che era stato costruito per l’intera lunghezza del territorio dell’Australia Occidentale, da nord a sud, per proteggere le coltivazioni dalla piaga dei conigli. Le ragazzine trovarono la strada di casa seguendo il recinto, sfuggendo alla polizia, ai cacciatori aborigeni e agli aerei da ricognizione, durante il loro epico viaggio di due mesi.

C’è voluto poco a convincere Branagh a impersonare Neville, il Capo Protettore di Stato degli Aborigeni per 40 anni. Ha detto: "É una storia di sopravvivenza, ma in modo molto attento sembra affrontare argomenti molto attuali ed emotivi". Il film è diretto da Philip Noyce, che è ritornato alla sua Australia da Los Angeles per compiere quello che lui stesso descrive come "una pena d’amore". Noyce, che ha trascorso gli ultimi dieci anni dirigendo a Hollywood dei successi come Sliver e Giochi di Potere, ha girato Rabbit Proof Fence in un paio di mesi con un budget ridotto di 4 milioni di sterline. Le riprese – al Parco Nazionale di Onkaparinga, a Sud di Adelaide, e nel Flinders Range of South Australia – sono state completate di recente, e si presume che il film avrà la sua prima mondiale al Festival di Venezia in Agosto. I diritti di distribuzione sono stati già ceduti per la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e il Giappone.

La sceneggiatura è basata sul libro della figlia di Molly, Doris Pilkington, pubblicato nel 1996. Sia Molly sia Daisy sono ancora vive; l’una di 84 e l’altra di 78 anni, vivono ancora a Jigalong, in case confinanti. Gracie, che fu catturata durante il viaggio e fu riportata a Moore Rivers, morì nel 1983.

Le tre ragazzine sopravvissero chiedendo cibo alle fattorie e, una volta penetrate nella boscaglia, usando i tradizionali sistemi di caccia. Dormivano di giorno e camminavano la notte, coprendo venti miglia alla volta di terreno pericoloso. Un inverno insolitamente piovoso le aiutò a dissimulare le loro tracce così come a procurarsi acqua. Ma il loro arrivo a Jigalong non fu la fine della storia. Nove anni dopo, Molly fu riportata a Moore River, con le sue due bambine, Doris di quattro anni e Annabelle di diciotto mesi. Fuggì ancora e cammino fino a casa per 1200 miglia, con Annabelle in braccio. Costretta a lasciare indietro Doris, si riunì a lei solo trent’anni dopo. Annabelle fu searata da lei a cinque anni a causa della medesima politica integrazionalista e portata in una casa pe bambini "neo bianchi" alla periferia di Perth. Molly non la rivide più.

Produttore esecutivo è il cineasta britannico Jeremy Thomas, che ha prodotto L’ultimo imperatore. Thomas, che ha fornito i primi finanziamenti, dice: "É una storia universale, bimbi sottratti ai loro genitori, che fanno questo incredibile viaggio verso casa.". Il film è sicuramente destinato a smuovere controversie in Australia, dove la conseguenza delle Stolen Generations è l’elemento di maggior divisione del Paese. Stime suggeriscono che un bambino indigeno su tre fu sottratto a forza tra il 1910 e il 1970. John Herron, Ministro degli Affari Aborigeni del governo Howard, provocò uno scandalo l’anno passato quando affermò che le Stolen Generations non esistevano. Gran parte della troupe, compreso Noyce, era in lacrime durante le riprese delle scene in cui le bambine venivano rapite alle loro madri.

"In quel giorno, 200 anni di rapporto fra bianchi e neri improvvisamente esplose in superficie in una eruzione vulcanica di dolore" ha detto Noyce durante le riprese in Onkaparinga. "Da queste attrici emerse tutta la frustrazione, la vittimizzazione, il dolore". Noyce spera che questo film possa gettare un ponte sulla divisione razziale. "C’è stato un immenso cambiamento nei tempi recenti in termine di accettazione della società australiana sia nera sia bianca" ha detto "Ma c’è ancora un enorme divario. La gente capisce le Stolen Generations a livello intellettuale, ma non capisce il dolore, non capisce perchè c’è così tanta emozione legata a questo problema particolare e perchè sia un elemento conduttore di dolore correlato a duecento anni di rapporto."

Noyce ha effettuato due viaggi a Jingalong per incontrare Molly e Daisy, che appaiono nella scena finale del film. "Avevo bisogno di guardarle negli occhi, e domandare loro perchè dovessero lasciare quel luogo." ha detto. "Questo era un film che doveva essere fatto. Gridava di essere fatto."